Juventus - Milan (per l'ennesima volta, verrebbe da dire) ha scatenato polemiche incandescenti. Gli scontri degli anni passati, però, avevano fatto gridare allo scandalo a causa di decisioni indiscutibilmente sbagliate. Per la partita di Sabato, invece, è tutta una questione di punti di vista. O forse, più semplicemente, questione di stile.
Riassunto
delle puntate precedenti: il Milan va a Torino a far visita alla
solita Juve assatanata, che riesce a bucare la rete degli avversari
in avvio di gara. Ma il goal che apre le danze pare viziato da un
leggero fuorigioco di Tevez. Analizzando il replay, si scopre che Zaccardo
tiene in gioco l'Apache quel tanto che basta per reputare il goal
regolare. La partita finisce 3 a 1 per gli uomini di Allegri. Il
giorno seguente, il profilo Twitter ufficiale dell'A.C.
Milan (e non quello di un forum di tifosi) scatena il putiferio con
il famoso tweet sulle linee parallele, accendendo le
polemiche di cui sopra.
Saper
reagire ad una sconfitta non è mai facile. Soprattutto quando sei
convinto di aver dato il massimo, cercando di giocare alla pari
contro un avversario di un altro livello. Ma la frustrazione annebbia
la mente, ed è in questi momenti che si cercano appigli e
scusanti per giustificare una sconfitta che appare un furto a
prescindere, come se aver dato il massimo non ammettesse la
possibilità di perdere comunque. I vincitori, dal canto loro,
potrebbero ignorare le accuse nate dalla rabbia degli sconfitti.
Sarebbe un'occasione per confermare la propria superiorità di fronte
a certe chiacchiere da bar (perché di questo si tratta). E invece
non va mai così. Le accuse avanzate dagli sconfitti devono essere
smentite. I vincitori devono difendere l'onore, e ribadiscono la loro
integrità morale, non senza qualche stoccata polemica all'indirizzo
degli avversari. Si apre così una vera e propria faida, in cui
nessuna accusa e nessuna frecciatina può essere ignorata, una guerra
a colpi di comunicati e post in cui l'ultima parola deve essere
sempre la tua. Il risultato è inevitabile: tutta l'opinione pubblica
deve schierarsi, o da una parte o dall'altra. E quella che dovrebbe
essere una questione da aprire e chiudere nel week-end calcistico si
protrae per settimane o mesi, fino a quando una nuova polemica, con
nuovi protagonisti, attirerà l'attenzione dei media e dei tifosi.
Questo,
ahinoi, è un vizietto tutto italiano. Citando liberamente Churchill,
amiamo parlare di calcio come se si parlasse di guerra. Perché i
sentimenti e gli interessi in gioco sono troppo forti: la voglia di
giustizia dei diretti interessati, il bisogno di qualcosa di cui
parlare delle TV e dei giornali, o più semplicemente il bisogno di
far parlare di sé. E poco importa se le linee non dovrebbero essere
veramente parallele. E poco importa se è di cattivo gusto ostentare
la propria vittoria prendendosi gioco dell'avversario.
Ciò
che conta è non rimanere in silenzio.
A
volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere
ogni dubbio.
Non discutere mai con un idiota: la gente potrebbe non notare la differenza.
- Oscar Wilde -
Non discutere mai con un idiota: la gente potrebbe non notare la differenza.
- Arthur Bloch -