lunedì 9 febbraio 2015

JUVE - MILAN, QUANTO È DIFFICILE PARLARE DI CALCIO


Juventus - Milan (per l'ennesima volta, verrebbe da dire) ha scatenato polemiche incandescenti. Gli scontri degli anni passati, però, avevano fatto gridare allo scandalo a causa di decisioni indiscutibilmente sbagliate. Per la partita di Sabato, invece, è tutta una questione di punti di vista. O forse, più semplicemente, questione di stile.

Riassunto delle puntate precedenti: il Milan va a Torino a far visita alla solita Juve assatanata, che riesce a bucare la rete degli avversari in avvio di gara. Ma il goal che apre le danze pare viziato da un leggero fuorigioco di Tevez. Analizzando il replay, si scopre che Zaccardo tiene in gioco l'Apache quel tanto che basta per reputare il goal regolare. La partita finisce 3 a 1 per gli uomini di Allegri. Il giorno seguente, il profilo Twitter ufficiale dell'A.C. Milan (e non quello di un forum di tifosi) scatena il putiferio con il famoso tweet sulle linee parallele, accendendo le polemiche di cui sopra.

Saper reagire ad una sconfitta non è mai facile. Soprattutto quando sei convinto di aver dato il massimo, cercando di giocare alla pari contro un avversario di un altro livello. Ma la frustrazione annebbia la mente, ed è in questi momenti che si cercano appigli e scusanti per giustificare una sconfitta che appare un furto a prescindere, come se aver dato il massimo non ammettesse la possibilità di perdere comunque. I vincitori, dal canto loro, potrebbero ignorare le accuse nate dalla rabbia degli sconfitti. Sarebbe un'occasione per confermare la propria superiorità di fronte a certe chiacchiere da bar (perché di questo si tratta). E invece non va mai così. Le accuse avanzate dagli sconfitti devono essere smentite. I vincitori devono difendere l'onore, e ribadiscono la loro integrità morale, non senza qualche stoccata polemica all'indirizzo degli avversari. Si apre così una vera e propria faida, in cui nessuna accusa e nessuna frecciatina può essere ignorata, una guerra a colpi di comunicati e post in cui l'ultima parola deve essere sempre la tua. Il risultato è inevitabile: tutta l'opinione pubblica deve schierarsi, o da una parte o dall'altra. E quella che dovrebbe essere una questione da aprire e chiudere nel week-end calcistico si protrae per settimane o mesi, fino a quando una nuova polemica, con nuovi protagonisti, attirerà l'attenzione dei media e dei tifosi. 

Questo, ahinoi, è un vizietto tutto italiano. Citando liberamente Churchill, amiamo parlare di calcio come se si parlasse di guerra. Perché i sentimenti e gli interessi in gioco sono troppo forti: la voglia di giustizia dei diretti interessati, il bisogno di qualcosa di cui parlare delle TV e dei giornali, o più semplicemente il bisogno di far parlare di sé. E poco importa se le linee non dovrebbero essere veramente parallele. E poco importa se è di cattivo gusto ostentare la propria vittoria prendendosi gioco dell'avversario. 
Ciò che conta è non rimanere in silenzio. 
 
A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio.
- Oscar Wilde -
 
Non discutere mai con un idiota: la gente potrebbe non notare la differenza.
- Arthur Bloch -