“ Sono tanti anni
che sono nel calcio, non è una situazione incredibile. Se le società
di calcio sono diventate società di capitale, come fallisce una
società di capitale (e in Italia ne son fallite tante con la crisi)
può succedere anche nel calcio. È incredibile che ci sia un
megafono così forte per una cosa che, secondo me, nella società
succede. Se una società viene gestita male fallisce. […] C'è un
presidente che è andato via prima, ma sono delle cose che sono
successe, però io non penso che se una società fallisce nella
società normale le altre debbano farsene carico. ”
Maurizio
Zamparini, presidente del Palermo, 06/03/15
Non si corra il rischio di
considerare le dichiarazioni di Maurizio Zamparini, in merito al
tristissimo caso Parma, come quelle di una voce isolata. È vero, la
voce in questione è quella di un folkloristico presidente di serie A
che, in passato, ci ha regalato perle ben più birllanti. Ma per come
questa infelice vicenda si sia evoluta sino ad oggi, ci sono tutte le
buone ragioni per supporre che buona parte dei presidenti e dirigenti
di serie A la pensi proprio come Zamparini. Se davvero non fosse
così, non si potrebbe spiegare come sia stato possibile arrivare ad
una situazione così imbarazzante.
“C'è
un presidente che è andato via prima, ma sono delle cose che sono
successe”. Sono successe,
appunto. Ma queste “cose” non sarebbero mai dovute succedere. Di
soldi, a Parma, non ce n'era abbondanza
già da tanto tempo. L'esclusione dalla Europa League, maturata per
aver pagato in ritardo l'Irpef al termine della scorsa stagione, era
un valido allarme: quando una società di serie A (e neanche di bassa
classifica) ha difficoltà nel
pagare 300.000 euro, non si
può far finta di nulla. E
invece, al momento delle iscrizioni per la stagione in corso, nessuno
ha voluto verificare la solidità delle
casse dei Ducali.
Un attegiamento così superficiale, a certi livelli, non dovrebbe
esistere.
Eppure, una squadra senza i bilanci a posto ha
potuto iscriversi alla massima serie del nostro calcio. Le accuse di
bancarotta fraudolenta mosse nei confronti dell'ormai ex presidente
del Parma, Tommaso Ghirardi, chiudono il cerchio. Si parla di un buco
di almeno 200 milioni di euro nel
bilancio degli emiliani.
Nulla di più palese: il Parma era una società che soffriva da
tempo. Accumulava debiti su
debiti, a causa di una
gestione approssimativa.
Ma è possibile che nessuno abbia mai voluto indagare
sui conti parmensi? La risposta è sì. Del
resto, “non è
una situazione incredibile. Se una società viene gestita male,
fallisce”. Di
certo, la ricerca compulsiva di un capro espiatorio è già partita
(Ghirardi? Manenti?), e tutti, dai tifosi ai giornali, saranno
distratti per un po' dal bisogno di avere qualcuno contro cui puntare
il dito.
Il
vero scandalo sta nel semplice fatto che sia stata resa possibile la
“cattiva gestione” di
una società del calibro del
Parma.
E mi dispiace contraddire
Zamparini, ma non è affatto normale che una squadra di massima serie
debba vedersi pignorare
furgoni e panchine, per di
più a campionato in corso. Il
fallimento di una società può essere considerato normale solo in un
mercato senza regole. Nel nostro calcio, le regole ci sono. Ma
nessuno si preoccupa che queste vengano rispettate, fino a quando non
si giunge a situazioni irrimediabili. Cioè, fino a quando le regole
stesse non siano state
violate oltremodo.
Se a qualcuno sembra strano che uno scandalo simile abbia avuto una
tale
risonanza (o un tale
megafono, usando la
poco chiara retorica zampariniana), allora
questo qualcuno riterrà altrettanto strano che le regole di cui
sopra debbano essere rispettate.
Una
domanda sorge spontanea: quante altre squadre dovranno agonizzare
così a lungo, prima che qualcuno si decida a far rispettare le
regole una volta per tutte? Purtroppo, né Zamparini né nessun altro
potranno risponderci con certezza.