sabato 12 luglio 2014

IL TRACOLLO DI UNA NAZIONALE

7 a 1. Un massacro, una mattanza, un tiro a segno, un bombardamento, un raid, un'inesorabile marcia sulle macerie di una squadra dai nervi a pezzi. Ecco tanti modi utili per definire quella che è semplicemente la più clamorosa partita della storia dei Mondiali. Ciò che è andato in scena a Belo Horizonte ha le dimensioni di dieci Maracanaço messi assieme.

Gli uomini dello Zio Filippone erano sull'orlo di una crisi di nervi da troppo tempo. Avevano perso i due perni portanti della squadra, uno in maniera cruenta (Neymar, quasi paralizzato da Zuniga), uno in modo stupido (Thiago Silva, squalificato dopo un giallo più che evitabile). E sono giunti lì, in semifinale, smarriti. Il loro capitano li ha seguiti in campo, durante il riscaldamento, ma poi è dovuto salire in tribuna. Proprio come un papà al primo giorno di scuola, che accompagna i propri figli e poi se ne va, lasciandoli soli, in mezzo a tanti bambini sconosciuti, ignaro che questi possano prendersi gioco dei suoi pargoletti, troppo timidi e indifesi. Prima di iniziare a giocare, a dire il vero, non sembrano poi così cattivi, questi nuovi compagni di giochi dalla maglia rossonera, mai incontrati prima. Anzi, sono i pargoletti Verdeoro ad essere trascinati dal loro popolo, che canta con loro, a squarciagola, quasi per esorcizzare la paura di perdere. E allora i ragazzini in maglia gialla quasi gonfiano il petto, si sentono forti, pur sapendo di non esserlo. Quando si inizia a giocare con quegli altri, però, tornano preda delle loro insicurezze. Molto presto, l'equilibrio si rompe. Dopo 11 minuti, ecco che il ragazzino col 13 dietro le spalle, Thomas, gioca il primo scherzetto ai bimbi Verdeoro. Insacca di piatto su schema da calcio d'angolo perfetto, eludendo la marcatura (blanda) di David Luiz. Compiuta la marachella, il discolo festeggia compiaciuto, i suoi amichetti lo circondano festanti. È in questo momento che la mente dei pargoletti Verdeoro si offusca, sale il nodo alla gola, sale anche la voglia di tornare a casa. Si guardano intorno spaesati, per cercare lo sguardo confortante del loro papà che ovviamente non c'è. Tornerà solo al suono della campanella, e, fino a quel momento, i bimbi Verdeoro saranno soli. Dall'altro lato del campetto, i bulletti dalla maglia rossonera sono decisi a non fermarsi. Ne fanno un' altra delle loro, al 23'. E un'altra, e un'altra ancora. Non si fermano più. Dopo mezz'ora il punteggio dice 5 a 0. Ci sembra di vederli, nel kindergarden: una spinta, uno sgambetto, tutti in girotondo a cantare canzoncine di scherno, mentre i bimbi Verdeoro sono a terra, nella polvere, oramai sul punto di piangere. E il loro maestro? Filippone non sa che pensare. Ha capito che qualcosa non stia andando per il verso giusto, ma può farci davvero poco. Sul 7 a 0, sembra di leggergli nel pensiero: "i baffi li tolgo, i capelli li taglio tutti, un volo last-minute per Aruba e sono salvo. Forse". La partita finisce sul 7 a 1. Qualcosa di molto vicino al surreale. I bulletti tedeschi sono contenti, festeggiano tutti inseme. Loro possono continuare a giocare, andranno tutti assieme in quel parco giochi di Rio, per cercare di vincere quella Coppa sempre accarezzata ma mai conquistata in questo secolo. E i pargoletti in maglia gialla? Per loro, finalmente, l'incubo è finito. Tanti piangono, non ci vogliono giocare più con quei monellacci, dispettosi e senza pietà. 

Le lacrime sono di quelle liberatorie. Troppe le paure accumulate in questi giorni, troppe le aspettative. In fondo, era una Nazionale normale, non erano i veri favoriti. Sin dall'esordio, i nervi a fior di pelle avevano giocato brutti scherzi ai Verdeoro. Per 71 minuti, stavano pareggiando contro la Croazia. Troppo poco, per il popolo brasiliano. Grazie anche ad un folkloristico arbitro giapponese, tuttavia, quella partita l'avevano portata a casa. Ma con il Messico non è girato nulla per il verso giusto. 0 a 0. Tutto qui? E dov'è il Brasile che deve conquistare la sesta stella? Sia giocatori che tifosi erano perfettamente consapevoli che il gioco dei Verdeoro fosse troppo povero per essere vero. In ogni caso, in un modo o nell'altro, questa sorta di armata Brancaleone travestita da favorita era arrivata in semifinale. Ma negli incontri decisivi, chi è sfavorito non riesce mai ad averla vinta, ogni squadra viene messa di fronte alle proprie forze. E il Brasile ne aveva davvero poche, sia fisiche che mentali.

I bimbi in maglia gialla, suonata la campanella, aspettano l'arrivo dell'unica figura che in quel momento possa dar loro un po' di conforto. Papà è tornato, finalmente. Vorrebbe abbracciarseli tutti, ma non può far altro che asciugare le lacrime di qualcuno di loro, consolandoli in qualche modo. In fondo, sa che è solo questione di tempo. Dimenticheranno questa giornataccia, prima o poi. E torneranno a giocare per divertirsi.



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