venerdì 4 luglio 2014

MONDIALE: TU CHIAMALE, SE VUOI, EMOZIONI

Gli ottavi di finale del Mondiale non hannno deluso le aspettative, regalandoci tante emozioni e tenendoci incollati davanti agli schermi fino al novantesimo. Ad essere precisi, fino al centoventesimo, dato che ben 5 ottavi di fnale su 8 sono stati decisi dall'extra time. A conti fatti, però, le sorprese sono diminuite rispetto alla fase a gironi. Praticamente tutti gli ottavi hanno rispettato i pronostici della vigilia, e tutte le grandi sono approdate ai quarti. Ma per loro, ad onor del vero, non sempre le cose sono andate per il verso giusto.

Partiamo dal Brasile, che proprio non riesce a giocare bene. Contro il Cile, gli unici pericoli sono nati da iniziative personali di Neymar o Hulk; non un'azione degna di nota che coinvolgesse più di due giocatori. Anche grazie a Nomen Omen Bravo, il Cile ha sfiorato l'impresa epocale, difendendo con solidità e seminando il panico con attacchi fulminei. I legni e un Julio Cesar in stato di grazia hanno trascinato la Selecao ai quarti. Le lacrime di molti Verdeoro a fine gara, a partire dal capitano Thiago Silva, sono la cartina al tornasole della grande pressione che gli uomini di Scolari percepiscono dal primo giorno di questo Mondiale. Un altro insuccesso casalingo non è minimamente da prendere in considerazione per la maggior parte dei tifosi e dei giocatori brasiliani. 

Chi, invece, agli ottavi ci arriva con il morale alle stelle e senza nulla da perdere è la Colombia. James ("gèims" o "hàmes" non si è ancora capito) Rodriguez Show e Uruguay spazzato via. La doppietta del campioncino del Monaco, impreziosita da quello che è il più bel goal dei Mondiali fino ad ora, non deve ingannare: alle spalle di questo fuoriclasse c'è un gruppo solidissimo. E tutti i discorsi sul campionato italiano vecchio e decrepito, non più meta di campioni ma cimitero di elefanti, perdono di senso quando scopri che buona parte dei giocatori Colombiani gioca proprio in Italia.

Tuttavia, questi Mondiali hanno confermato come le squadre che approdino agli ottavi inizino una vera e propria coppa a parte, stravolgendo il loro atteggiamento tecnico-tattico. L'Olanda, che tanto aveva incantato contro la Spagna e bene interpretava uno stile di gioco devoto all'attacco, ha schierato una difesa a cinque (!) per salvare la pelle contro un Messico che non meritava una fine così ingloriosa. La Grecia, da sempre una delle più arcigne interpreti deI catenaccio, si è trovata a dover attaccare a spron battuto contro un Costa Rica in dieci. Per quanto riguarda i Tulipani, il doppio miracolo Sneijder-Huntelaar negli ultimi sei minuti ha completamente ribaltato l'esito di una partita che, fino al 84', stava premiando la squadra che aveva giocato meglio. Applausi comunque per i centroamericani. Gli altri centroamericani, i Ticos di Pinto, continuano a sognare grazie al loro strepitoso portiere, El Gato Navas, che para il rigore finale di Gekas.

A fronte di squadre che tanto hanno cambiato in questi ottavi, ci sono nazionali che sono rimaste fedeli al loro credo calcistico dalla prima partita di questi Mondiali. Una di queste è senza dubbio la Germania, che ha abbracciato il falso nueve (con successo), dopo una gloriosa dinastia di panzer, con Klose ultimo rappresentante. Ma, nonostante la tattica sempre solida che ha vacillato poco durante la fase a gironi, gli undici di Low hanno davvero sofferto con l'Algeria, costretti ai supplementari dopo una partita tesa. Il 2 a 1 finale rende merito ad una squadra come l'Algeria, capace di interpretare al meglio il ruolo di outsider e rimanendo in vita fino alla fine. Se la Germania ha sofferto, la Francia ha passeggiato sulla Nigeria, grazie alla concretezza dei suoi uomini chiave, uno su tutti Pogba. Nessuna Africana agli ottavi quindi; nessuna delle nazionali del continente nero è riuscita a ribadire l'ottimo risultato del Ghana di quattro anni fa.

Delle grandi che hanno sofferto, è l'Argentina quella che ha avuto vita peggiore. Una Svizzera piena di giovani talenti ha resistito 118 minuti, e se fosse arrivata ai rigori forse sarebbe riuscita a compiere un'impresa storica. Di Maria ha tolto le castagne dal fuoco sfruttando un assist del solito Messi. Già, Messi: disinnescato lui, l'intera Albiceleste smette di girare. Triplicare la marcatura su di lui non sarà stato così esteticamente piacevole, ma sicuramente efficace. Sabella dovrebbe essere capace di sfruttare un po' di più del potenziale di una nazionale dal parco attaccanti davvero invidiabile.

Chi può essere quindi la vera sorpresa di questi quarti di finale che si apprestano ad iniziare oggi? Il Belgio ha tutte le caratteristiche per esserlo, grazie anche ad un allenatore come Wilmots capace davvero di azzeccare qualsiasi cambio. Anche con gli Stati Uniti, è stato un giocatore entrato dalla panchina a fare la differenza per i Diavoli Rossi: stavolta è stato Romelu Lukaku, lasciato in panchina a favore di quel Divock Origi che aveva deciso il match dei gironi con la Russia (guardacaso, subentrando proprio a Lukaku). Delle possibili avversarie, al Belgio è sicuramente capitata quella con meno sicurezza nei propri mezzi.

E quindi la Coppa del Mondo si avvicina all'epilogo, regalandoci ogni giorno una storia diversa. E ce ne sarebbero tante da raccontare di storie, che vanno al di là del terreno di gioco. C'è un portiere, Tim Howard, che da ragazzo ha dovuto sconfiggere la sindrome di Tourette, e ora realizza il record di maggior numero di parate in una partita in un Mondiale. C'è un'intera squadra (la Grecia) che rinuncia ai premi in soldi della FIFA semplicemente perchè, se qualcuno se lo fosse dimenticato, basta l'orgoglio di rappresentare la propria patria per sentirsi appagati, e ce n'è un'altra (l'Algeria) che i premi li devolve a chi ne ha più bisogno. Tante storie diverse che rendono questo sport speciale.

Ma in fondo, che Coppa del Mondo sarebbe senza le sue favole?

 

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