martedì 24 giugno 2014

SI PUÓ FARE, AZZURRI

La sconfitta con il Costarica ha smorzato gli animi in casa Italia. Era inevitabile che quell'ondata di entusiasmo seguente il successo contro l'Inghilterra fosse stroncata dall'ennesimo risultato a sorpresa di questo Mondiale. Al netto delle occasioni di gioco create, l'Italia è stata poco concreta sotto porta, sempre se di sotto porta si può parlare, dato che entrare nell'area Costaricana palla al piede sembrava un sogno per gli Azzurri, lenti e poco reattivi. Ma non tutto è perduto.

Ad essere sinceri, tuttavia, se l'Italia ha perso è anche per i meriti di una delle squadre più in forma di questo Mondiale, ovvero il Costarica di Pinto. Il tecnico colombiano ha impostato alla perfezione la sfida contro Prandelli: centrocampo affollato, difesa ordinata, linee di passaggio chiuse per Pirlo e compagni. Il demerito più grande dell'Italia è stato sicuramente l'aver sbagliato approccio alla gara. Sarà stato per l'ottimismo travolgente, sarà stato per il caldo, ma gli Azzurri hanno lasciato la testa da qualche altra parte. Ma ciò che sicuramente ha lasciato tutti di stucco è stato il terribile crollo fisico della squadra, che dopo i primi 45 minuti non è stata più capace di imbastire un'azione di gioco con lucidità. Il lavoro meticoloso del ritiro pre-Mondiale sembrava aver dato i suoi frutti a Manaus, e invece a Recife c'è stato un tracollo generale. Giocare alle 6 del pomeriggio in Amazzonia non è come giocare all'una sulla costa atlantica. Prandelli si è affidato agli innesti dalla panchina per provare a dare la scossa, arrivando a schierare ben quattro attaccanti contemporaneamente (Cassano, Insigne, Balotelli e Cerci), ma nessuno di questi aveva le gambe e la concentrazione giusta per incidere. Dei quattro, forse l'esterno granata è stato quello più volenteroso, avendo cercato più volte l'uno contro uno, salvo poi impattare contro il difensore di turno. Lasciare Pirlo e De Rossi (tra l'altro malconcio, salterà il match di oggi) abbandonati a loro stessi a centrocampo non si è rivelata una scelta felice. Era lecito sbilanciarsi per rincorrere il pareggio, ma un esterno in meno e un mediano in più (Parolo?) non avrebbe fatto male. Ma è inutile contestare le scelte del CT a bocce ferme e a mente lucida; quando le scelte bisogna prenderle a partita in corso, non è mai facile trovare le soluzioni giuste.

Mettersi alle spalle la brutta prova di Recife non sarà stato facile per il gruppo di Prandelli, ma ciò che è sicuro è che oggi, a Natal, l'Italia darà tutto per passare il turno. Chissà se riproporre la difesa juventina possa restituire solidità al reparto arretrato, puntando sull'intesa più che collaudata tra Barzagli, Bonucci e Chiellini (tre nomi che suonano come una filastrocca per molti tifosi bianconeri). Verratti merita una chance dal primo minuto. Immobile e Balotelli potrebbero calpestarsi i piedi a vicenda, ma se Prandelli adotterà questa soluzione, avrà analizzato attentamente i comportamenti dei due attaccanti in allenamento. C'è da fidarsi, insomma. Farà la differenza anche la determinazione di Pirlo, che, avendo annunciato il suo ritiro dalla Nazionale a fine Mondiale, non vuole chiudere la sua carriera in Azzurro con un altro fallimento, dopo quello di quattro anni fa.

E allora crediamoci, perchè questa Nazionale ha il terribile vizio di riuscire a tirare il meglio di sè solo ad un passo dalla morte. Crediamoci, perchè la sconfitta di Recife è solo un passo falso, non è il sintomo di un crollo totale. Crediamoci, perchè questa Nazionale sa come si vincono le partite decisive. Questo gruppo ne ha già passate tante, ha rischiato di uscire al primo turno anche all'Europeo di due anni fa, ma non si è mai data per vinta e ci ha creduto fino all'ultimo momento in cui le sue chances fossero intatte. Ma soprattutto, la nostra Nazionale ha un gene del proprio DNA, che le permette di trasformarsi quandi si deve fare sul serio. Un meccanismo che non si può spiegare, ma che ogni tifoso percepisce chiaramente. Una molla che scatta nel momento in cui l'avversario gonfia il petto, e la Nazionale sembra piccola piccola, posta dinnanzi alle stelle avversarie e alle difese rocciose altrui. È in questi momenti che l'Italia diventa la squadra che gira a meraviglia e che ci fa sognare. E quindi forza Azzurri, per continuare a sognare.




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